sabato 13 dicembre 2008

Una canottiera ci salverà

E' il parco più vicino a casa mia, a pochi passi un piccolo angolo di verde che spesso scelgo di attraversare pur sapendo di allungare il tragitto.
Non è niente di eccezionale, ma è ben tenuto: ogni mattina un coraggioso omino dotato di macchina a spalla tipo quella usata dai gosthbuster, soffia via le foglie in un angoletto e poi (suppongo) le butta da qualche altra parte.
Ogni mattina allegri cagnolini inglesi (si capisce dall'accento, naturalmente) scagazzano allegremante qua e là, seguiti da probi proprietari sempre (o quasi) muniti di sacchetto anti cacchetta.
Ogni mattina piccoli eredi del glorioso impero britannico vengono svezzati e temprati dal clima, con calzoncini sopra il ginocchio anche a -2°.
Ogni mattina le eredi già cresciute del glorioso impero percorrono agili il sentiero asfaltato, ma loro con le gonne sempre rigorosamente senza calze.
Che sono forestiera devono averlo capito: se ho la gonna ho due, dico due paia di calze sotto le quali porto anche i leggins (più o meno quelli che negli '80 erano i fuseaux), i calzini, gli stivali, in genere 2 o 3 strati sotto il maglione, guanti, sciarpa e cappello.
La mia flatmate usa la calze, ma porta abitualmente vestitini di cotone e magliettine di cotone.
Risultato: lei ha la bronchite, io no.
Insomma, la mamma italiana ha ragione ovunque.
Una canottiera ci salverà.

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