domenica 12 aprile 2009

Buona Pasqua

Prometto dal prossimo post di tornare on topic.
Non riuscivo in questi giorni a parlarvi di Londra.
Non ci riuscivo perchè il mio cuore era altrove.
Sarà che ho una piccola casa nelle montagne abruzzesi, sarà per quei ragazzi che da lì sotto le macerie non potranno più costruire alcun futuro come sto facendo adesso io, sarà perché a volte quando sei lontano ti senti ancora più vicino.

Qualunque fosse la ragione, io in questi giorni di Londra non riuscivo a veder altro che un triste grigio, e pensavo che quando da noi piove il cielo si fa nero, restando capace di mostrarti a volte una pennellata azzurra, o arancio, o blu, rossa o viola a seconda delle ore del giorno e della stagione.

E gli inglesi mi chiedevano e dicevano "I'm so sorry about that".

Un cliente la mattina del sette aprile mi ha regalato una spilla con la bandiera dell'Itallia. Ancora non sapeva cosa fosse accaduto.
E' appuntata sulla mia divisa.

Oggi è Pasqua.
Se qualcuno ricorda le lezioni del catechismo sa che la Pasqua è la resurrezione.
La vita oltre la morte.
La ricostruzione.
http://tv.repubblica.it/dossier/registi-macerie/le-donne-di-san-gregorio/31639?video

martedì 7 aprile 2009

La terra trema

Il giornale ieri ha detto che nelle tendopoli avrebbero servito per pasto mozzarella, prosciutto e molte altre cose.
Chissà che sapore avevano. Salato suppongo.
Chissà se potevano saziare.
Non credo, lo stomaco sarà come sventrato.

Oggi a Londra la gente mi faceva domande, ed io non avevo risposte.
E non chiedevo.
Avevo paura di sapere, quanti altri morti?


Non volevo tornare a casa, non volevo leggere quello che ho letto.
I vecchi, i grandi, le madri e i bambini.
E quei ragazzi come me.

Quanto è lontana Londra oggi?
Quanto è vicino il mio cuore?

domenica 5 aprile 2009

Going out...

Una delle cose più divertenti di Londra è Vicky.
Uscire con lei è uno spasso, anche quando la serata non è niente di che.
Stasera siamo andate a Notting Hill, just for a drink, una birra soltanto.
Sedute in un pub su poltrone stile imperiale, lei riesce a farmi ridere in continuazione.
A volte non ci capiamo, spesso è "sorry, say it again", ma la comunicazione tra noi alla fine è sempre efficace, e che vuoi che sia se sfugge qualche parola.
Prima di uscire le ho chiesto dove fosse il suo cappotto, non mi serve ha detto lei.
Io, previdente e freddolosa, avevo una maglia in più nella mia borsa tanto grande stile bagaglio a mano.
Naturalmente dopo pochi metri era già sulle sue spalle.
Thank you mummy! This is what she said...

mercoledì 1 aprile 2009

E gli esami non finiscono mai...

I did my exam.
Ho fatto l'esame, il primo e probabilmente l'unico qui in terra straniera, atto a certifcare il mio livello d'Inglese.
Dopo 23 esami, due idoneità ed una seduta di laurea, finalmente sono riuscita ad affrontare un professore senza avere un briciolo d'ansia, magari giusto un filino di tensione tanto per non mollare la presa.
However, tutto è filato lascio ..."would you like to talk about a past event?" e tza! C'ho infilato anche un paio di conditionals tipo "If I were a doctor I wouldn't be here..."
Vabbè, tutto era programmato.
Sapevamo esattamente che domande ci avrebbe fatto, restavano giusto due o tre incognite che ho affrontato senza problemi.
D'altronde motivo centrale del corso era "come superare l'esame".
Pare tra l'altro che questo sia un vizietto tipicamente inglese, e appena qualche settimana fa titoloni in prima pagina accusavano questa cultura dello "studiare per obiettivi" che mortificherebbe la creatività e curiosità degli studenti.
Certamente non importa a nessuno: io sono d'accordo.
Ma sarebbe una palla mostruosa starvi a raccontare il perchè.

giovedì 19 marzo 2009

Sara' che da noi in Italia il sole e il caldo sono come la morte e cioe' che prima o poi e' certo il loro arrivo.
Sara' che quando arrivano in genere tendi ad evitarli, chiudi le persiane, fai la spesa al tramonto, esci di notte e appena puoi scappi al mare.
Sara' che sono piu' i giorni di sole e caldo che quelli grigi e freddi.
Sara' che in tutta la mia vita ho dato queste cose per scontate.
Fatto sta che ieri, ecco un vero giorno di Primavera, appena finito il lavoro ho fatto una cosa che credo non aver fatto mai: sono andata da sola al parco vicino casa mia a prendere il sole.
Giuro che l'ho preso: a braccia spalancate, le mani aperte, i piedi scalzi, ci siamo detti un sacco di cose, io e lui.
L'ultima, naturalmente, arrivederci!

Spazzolini da denti...

Ci sara' una ragione se qui a Londra in tutte le farmacie, supermercati, piccoli shop e megastore in cui ho cercato un nuovo spazzolino da denti non sono riuscita a trovarne uno con la "custodia" da viaggio, uno insomma con il copri-setole.
Quel pezzetto di plastica serve se per sbaglio appoggi lo spazzolino su un lavandino non a prova della mia ipocondria, o se lo metti nel valigia in mezzo alle maglie o nel beauty case per non farlo diventare nero ombretto.
Ci sara' una ragione, se questa semplice variazione al tema qui e' praticamente cosa sconosciuta.
Evidentemente il prodotto e' fuori mercato.
Come il bidet!

giovedì 12 marzo 2009

Praticamente e' un mese che non scrivo.
Mi dispiace perche' alla fine dei conti questo poteva essere un bel diario, se solo lo avessi scritto!
Anyway, i giorni corrono veloci da quando lavoro e confesso che certe volte sono cosi' stanca che me ne sto davvero volentieri a casa a guardare la tv.
La mia pigrizia e' in parte giustificata dalla presenza dei miei conquilini: parlare con loro in fondo e' per me un continuo allenamento ed un test quotidiano. So di aver fatto la scelta giusta vivendo con persone madrelingua e, nei limiti del possibile, la differenza si vede.
Certo, considerando gli standard di una bella fetta del Belpaese (l'Italia, non il formaggio!), come dice la mia cara amica Giorgia con il mio Inglese in Italia potrei insegnare all'Universita'.
Guardate un po'!


giovedì 5 febbraio 2009

Polite ma non puliti!

English people are very polite, molto educati, cosi' gli inglesi si definiscono.
Oh, si, in parte e' vero: sorry e please sono le parole piu' in voga a Londra ed anche al supermercato il commesso si preoccupera' di chiederti how are you?
Anyway, sono un po' zozzoni.
Sorvolando sul modo in cui lavano i piatti per il quale hanno elaborato un brevetto, e sull'assenza del bidet (che pare abbiamo solo noi in Italia e qualcuno mi ha riferito avvistamenti in Grecia) voglio soffermarmi sul loro comportamento nei locali pubblici.
Mi sbaglio o da noi e' diverso?
Mi sbaglio o e' solo mia madre ed il suo galateo di donnna Letizia?
Bene, qui i very polite englishmen, amano far scorazzare i bambini con le scarpe infagate su sedie, poltrone e divani'.
Adorano fare in mille pezzetti le bustine dello zucchero, gettando il relativo puzzle la' dove capita e rovesciando il contenuto rigorasamente per terra, spezzano cucchiani, avanzi di cibo e monnezze varie mixando tutto con il latte avanzato nelle tazze che io dovro' pulire per il loro prossimo tea, cappuccino o coffee (americano, I mean).
Io gia' vedo mia madre che mi guarda di traverso mentre faccio tante palline con le molliche di pane e sibila "non si fa!".
E vabbe', pazienza, let's go over!
Un'ultima nota: ma le mance non erano un'usanza anglosassone?
Come mai allora io mi ritrovo con miserimmi 50 pence in media al giorno?

venerdì 30 gennaio 2009

Free is frosty!

Ancora a propositito di connessioni...
Ho trovato, appena fuori dal mio "ufficio", una connessione aperta.
La preferisco a quella della mia biblioteca perchè qui posso chiacchierare in santa pace su skype con i miei genitori.
L'unico dato negativo è che è all'aperto, al freddo, esposta alle intemperie e al vento gelido di Londra.
Nell'attesa di trovare un accordo con la padrona di casa per rtiattivare la calda e comoda linea domestica, mi accontento di questa qui.
Ovviamente la mia soglia di tolleranza non supera i trenta minuti, dopo di che scatta il congelamento degli arti superiori, visto che i guanti non sono l'ideale per usare il netbook.
Anyway, vi mando un abbraccio congelato e see you as soon as possible!

mercoledì 21 gennaio 2009

I've got the job!

Insieme alla connessione desaparecida, o lost se preferite, un'altra ragione spiega la mia lunga assenza: finalmente ho trovato lavoro.
L'argomento tabu' non era appunto stato trattato a causa di un eccesso di tristezza: in due mesi avevo distribuito curricula come volantini alla stazione della metro, con nessun risultato.
Alla fine mi ha salvata un incontro casuale e una certa connessione con il paese natio: lavoro infatti per un'azienda americana dal sapore italiano.
Per contratto sono tenuta a non parlarne, anche se in realta' non potrei (per il momento) che dirne bene.
Il mio e' un lavoro di grande responsabilita': rendere dolce e gustosa la giornata dei nostri clienti.
Naturalmente, avrete capito, preparo da mangiare e da bere per gli educati ma inflessibili customers inglesi e le frotte di mamme con passeggini e cani al seguito, e fango direttamente importato dal parco vicino casa.

Io sono contenta, vi sembra strano?
Lavoro con dignita' e giuro che la mia laurea mi serve lo stesso.
Volete mettere con quale abilita' una laureata in comunicazione vende l'impossibile e poi presenta il conto?
In fondo e' tutto una questione di strategie!

domenica 18 gennaio 2009

Che faccio? Mi arrabbio?

Ma no...
non mi posso arrabbiare se la mia mervigliosa connessione free è sparita all'improvviso lasciandomi a terra.
Insomma, come avrete capito, il problema è la connessione.
Se non scrivo non è perchè mi mancano gli argomenti, tutt'altro!
E' che mi manca la linea!
Nell'attesa di farci una connessione, non cancellatemi dai vostri preferiti!
Prometto di tornare presto!
See you soon!

mercoledì 7 gennaio 2009

Come un albero di Natale...



Questa volta sono atterata di sera.
Ho superato Parigi chiedendomi quali di quelle luci fosse Versailles e attraversato la Manica dicendomi che è davvero breve la distanza tra le due nazioni; chissà, questo forse spiega certe affinità e altre idiosincrasie.


Counque, superata la Manica e le bianche scogliere di Dover (di cui naturalmente non ho potuto apprezzare il candore) ho sorvolato Londra.
Di notte le dimensioni spiccano ancora di più: è grande davvero.
Sembrava un enorme albero di Natale, decorato qua e là dal verde dei campi di calcio e di rugby come palline, così tanti che ne ho perso il conto, e tutto intorno neve.


La foto questa volta non rende, ma basta a suggerire.
Per il resto, trust me.

Fidatevi di me.